Federico Sardella,  Un Salmoidiare Metropolitano, Budrio, Bologna, Italy, 2012

“Lavoro a progetto, come un architetto”, mi dice Vittoria Chierici parlandomi del suo procedere e delle sue opere presenti in questa rassegna: due distinti gruppi di lavori, realizzati a partire dai primi anni Novanta e fino al 2011. “Perché dico che vado a progetto? Perché ogni gruppo di lavori, ad un certo punto giunge in porto, si esaurisce e la serie si chiude. Lavoro su vari temi contemporaneamente, indipendentemente dalla città in cui mi trovo frequento la pittura, la fotografia o il video, uso il computer… fuggendo qualunque tenuta stilistica o formale, assecondando la naturale possibile continua trasformazione del mio lavoro di artista. Sin dal mio esordio mi sono sentita senza stile…”. Vittoria Chierici non è contraria allo stile, semplicemente non ne sente il bisogno. Se digiuni del suo lavoro, sfogliando il suo portfolio vi imbatterete in gruppi di opere così diverse da farvi dimenticare di essere state eseguite da un solo artista, vista la loro autonomia e l’apparente distacco che le separa. Alle volte, però, a ben guardare, si intuiscono le medesime strutture o lo stesso modo di trattare la superficie, si intravedono soggetti che ritornano e tecniche che si ripetono indipendentemente dal soggetto; altre volte ancora si sente forte la presenza della pittura. Una pittura gestuale, “ma non espressionista. In molti mi hanno definita espressionista – racconta l’artista – ma io non credo che questo sia vero. Io sono tutto tranne che espressionista. Sono un’impressionista, che è diverso; e la motivazione per la quale cerco l’impressione di una data cosa non deriva certo dall’impressionismo storico, ma bensì dall’oggi, dall’uso del computer…”.


Federico Sardella